mercoledì 2 marzo 2011

Poeta di strada / GianGuido GG



GianGuido detto Gran Grappino, uomo di strada, racchiude la sua vita in un palmo di mano, dove stringe in pugno una manciata di parole lanciate in cielo come coriandoli colorati o come briciole per gli amici piccioni, con i quali amava passeggiare imitandone il movimento della testa.
In un giorno di pioggia si è tuffato in una pozzanghera per inseguire il cielo riflesso ed è scomparso via fuggendo come una nuvola veloce.

Scelgo la strada, 
perché fra squarci di cielo trafitti dalle antenne
cerco spicchi di tetti sotto i quali trovano riparo,
dalla pioggia fredda o dal sole bollente, 
le voci dei pensieri
che giocano a rincorrersi nella mia testa,
fin da quando ero bambino.

Scelgo la strada,
perché la vita è in ogni passo e in ogni direzione, 
incontra vite lente, veloci o ferme ad aspettare,
ognuna a modo suo scorre nel tempo, 
s'incrocia con le altre o corre parallela, 
come un'ordito cambia forma e colore
ricama incontri e suoni, 
come le nuvole oltre i tetti si mescolano al cielo
e al volo degli uccelli.

Scelgo la strada, 
perché dopo ogni pioggia
cerco riflesso il cielo in ogni pozza d'acqua 
e mi ci tuffo dentro, senza annegare, 
sognando di nuotare 
come una foglia, cadendo giù dal cielo, 
per essere ingoiato dal prossimo tombino 
e ancora rituffarmi giù dal cielo, senza un graffio.

Scelgo la strada,
perché non ho un lavoro, 
e un tetto a costo zero lo trovi solo sotto il cielo in mezzo al mare,
ma io non so nuotare in mare aperto, 
e affondo, 
con le tasche vuote e il peso della colpa d'esser nulla
agli occhi di mio padre e di mia madre 
e a quelli dei miei figli e della mia compagna.

Sono la strada,
disteso sotto il peso della luce di un tiepido lampione
che ondeggia
in questa notte calda di scirocco.

Sento passi leggeri calpestare le mie gambe
fin sopra la cintura
e mi sorprende,
aprendo gli occhi stanchi,
un gatto che in silenzio mi sorpassa,
va in cerca del suo amore,
avanza e canta,
sospeso tra un tetto e il cielo scuro
dove la luna resta appesa al mio timido sorriso.

Sono la strada,
disteso e freddo,
e il mio sorriso ha salutato l'alba
ed è volato via
col vento dell'ultimo spazzino.

(markutzh)

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