venerdì 25 febbraio 2011

L'oracolo del C.



Era solito rivolgersi nel corso delle sue pubbliche oratorie, al termine di ogni frase o tra l'una e l'altra, all'antico oracolo, come egli amava considerarlo, che giaceva lì poco distante dal suo globo pensante data anche la bassa statura che limitava le distanze tra il tronco e gli arti inferiori, tanto che un calzino, tirato su in fretta prima di salire con passo trionfante sul palco, giaceva per metà incastrato tra le flaccide natiche con effetto perizomico, che nella fattispecie corrispondeva nell'atto compulsivo di grattarsi ripetutamente il culo.
E così, come sempre aveva fatto in queste occasioni, ad ogni affermazione corrispondeva quell'ossessiva ricerca di conferma per le frasi appena pronunciate, intercalando al discorso la consultazione simultanea all'antico oracolo racchiusa nella domanda: "Che pensi Mì?", alla quale era sempre accompagnato un furtivo sguardo verso il basso in cerca di un impercettibile segno, di un bisbiglio a conferma e sostegno di quanto declamato alle platee.
Accadeva così, ad ogni occasione del genere, che il pubblico presente interpretasse quella frase, ossessivamente ricamata sulle labbra del loro leader ed anche a causa dell'assonanza dialettale lombarda, traducendola e cogliendola come segno inequivocabile di forza e speranza nella soluzione immediata di ogni pena o nella realizzazione del grande sogno, che ogni presente custodiva gelosamente nel proprio portafogli, riposto sapientemente nell'incastro creatosi tra il cuore e la mano tremante portata al petto, quando alla fine di ogni meeting, si alzava alto il canto dell'inno trionfale.
Al termine di ogni sforzo oratorio, e mai durante o prima, l'oracolo dava il suo responso al leader esausto, ed era sempre composto dal medesimo giro di parole, che suonavano così: "Chi fa domande a C. , dà risposte a C., usando un linguaggio del C. ed assumendo un espressione del C., questo è quanto testa di C."
Dal libro "l'oracolo impotente" di Fefè Ashign

giovedì 24 febbraio 2011

Comunicato n°2 / Paraculismo acrobatico

Paraculismo acrobatico

Paraculismo / Azione opportunistica messa in atto per salvaguardare i propri interessi attraverso l'uso di frasi, atteggiamenti ed azioni che convergono in unico fine per la realizzazione di un proprio tornaconto. /

Paraculismi / termine riferito ad improbabili traiettorie politiche ottenute mediante un uso premeditato e volutamente improprio del linguaggio nell'abuso di esercizio delle proprie funzioni. /

Paraculo / 1| ri-pararsi il culo / 2| s.m._di clolui che agisce per il suo esclusivo interesse assumendo atteggiamenti e compiendo atti il cui obbiettivo finale è la realizzazione dei propri obiettivi / 3| patologia psichiatrica _ Affetto da paraculismo ossessivo copulsivo_disturbo caratterizzato dall'uso di frasi sconnesse e deliranti con forti connotazioni aggressive e da glutei flaccidi causati dalla progressiva perdita del tono muscolare. /

(dal Neo Dizionario della lingua italiana Ashign).

mercoledì 23 febbraio 2011

Se non ora, quando!

Ore 5:00 del mattino, svegliato dal gatto mentre ero intento a sognare una dolce voce clandestina sussurrarmi in un'orecchio quanto segue: "ADESSO!!! Bisogna reagire ora! Non è più tempo di restare affacciati alla finestra aspettando che accada qualcosa per cambiare! Bisogna tirargli la testa fuori dal culo a quelli del palazzo perché riescano a sentirci...svegliati prima che sia troppo tardi, o rimarrai sepolto sotto la tua stessa rassegnazione e di te si udiranno solo lontani lamenti. E' tempo di abbattere gli steccati, corri libero fuori dal recinto che il potere si è costruito, la libertà non conosce recinti, nessuna gabbia può soffocarla! Adesso ti saluto dolce compagno, inizio il mio viaggio nell'attesa che tu mi raggiunga presto...sulla pista mi attende il bimotore tigrato Fiat G.18 per il decollo, parto col cuore nei calzini per riscaldarmi i piedi freddi dopo tanto cammino...ascolta le fusa dei suoi motori, senti sul volto il vento caldo delle sue eliche...à bientôt mon ami....hasta luego amigo! (markutzh)

Comunicato n°1

Patologie sociali ed affezioni del linguaggio comune
Berlusconismo...quando un termine derivato s'insinua nel linguaggio comune elevandosi in forma di neologismo, allora la metastasi ha già raggiunto un'espansione rilevante rispetto al nucleo originario da cui essa stessa si è successivamente sviluppata. (Fefè Ashign)

N.B.: Nel disegno è ritratto Fefè Ashign autore del testo sopra riportato.

Toc! Toc!

Bonjour...!?!

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